A chiusura di questo 2023, affacciato al foglio bianco, affiora una e una sola parola: consolazione.
A conti fatti, consapevoli che là fuori il mondo tende a diventare sempre più caotico e sempre meno attento alle esigenze delle soggettività che lo popolano, la consolazione può essere un’arte da affinare, per noi stessi e per chi condivide un tratto del nostro stesso cammino.
Per consolare bisogna anzitutto ascoltare – e ascoltare è un processo che richiede calma, dedizione, silenzio interiore, tutte cose che nutrono l’animo umano. Per consolare bisogna essere proiettati verso il consolato e per farlo dobbiamo abbassare – almeno in parte – le nostre difese, accettando che ciò che proviamo, pensiamo e crediamo non è cosa unica ed inamovibile. Consolare è un atto gratuito, non lo si fa per ottenere qualcosa in cambio – mai. L’atto del consolare si tramuta in vibrazione – priva di confine, lascia tracce che nonostante lo scorrere del tempo continuano a donare benessere. La consolazione si esprime in miriadi di modi diversi ed è fantastico, lascia la libertà a ciascuno di trovare la propria via, trovando quella che gli è più congeniale.
Ecco, so bene che tutto ciò non risolverà il caos e, tantomeno, l’individualismo. Ciò che credo – sempre, fermamente, fortemente – è che l’unica e più grande libertà che abbiamo è quella di agire su noi stessi, sul nostro modo di presentarci al mondo, sulla qualità dei rapporti che tessiamo nelle nostre vite.
Ed allora, per l’anno che ci attende, quale augurio migliore se non quello di trovare ed accogliere ogni occasione che avremo per poter consolare chi ci circonda e, soprattutto, di avere il coraggio di chiedere, quando servirà, consolazione – anche semplicemente a noi stessi?
Prendiamoci cura gli uni degli altri. Il nostro percorso in questo caotico mondo sarà sicuramente più leggero.
Quest’anno va così, la mia fiducia negli esseri umani è stata messa a dura prova. Ho scritto e cancellato diverse cose diverse volte, mi sembravano sempre inadeguate od ipocrite. Alla fine ho ridotto tutto ad un haiku e finalmente ho dato pace ai miei pensieri.
Nell’immensità
abbandono brutture –
abbracciamoci
Buon 2023, rendiamolo un anno pieno di bellezza. Il mondo ne ha enormemente bisogno.
Un abbraccio! 💖
Saranno la quarantena e l’isolamento forzato dal mondo esterno, sarà il periodo paradossale che stiamo vivendo ma in quest’ultimo giorno dell’anno faccio davvero fatica a tirare fuori un pensiero integro, omogeneo e limpido. Ho la continua sensazione di aver vissuto un anno frastagliato, spezzettato, continuamente interrotto da un’infinità di piccoli allarmi, dalle mille crisi da superare, dai limiti auto-imposti e dai limiti che altri hanno scelto per noi.
Voltandomi indietro rivedo tanto individualismo, tanta furbizia, tanto egoismo. Rivedo tanta incapacità di discriminare ciò che è bene da ciò che è male. Ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Rivedo tanta rabbia, tanti scontri ideologici, tanto lassismo.
Risento pensieri urlati, risento voci astiose, risento parole vomitate.
Come ho letto da qualche parte stamattina: siamo sull’orlo dell’abisso e rischiamo di soccombere.
Eppure, eppure non credo che questo sia il nostro destino. Non lo credo davvero.
Perché anche in mezzo a tutto questo caos, nel bel mezzo di tutti i momenti in cui avremmo potuto abbandonarci allo sconforto, sono convinto che ciascuno di noi ha trovato qualcosa che lo ha aiutato a rimettere insieme i pezzi, una sorta di lacca urushi emozionale.
Per me, ciò che ha fatto le magie più grandi è stato l’Amore: per Lisa, per Gabri e per tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno fatto parte del lungo cammino che è stato quest’anno. Le relazioni sono ciò che ci permette di non perderci, sono l’ancora che tiene salda la nave in porto, sono il motivo che ci spinge ad alzarci la mattina e ciò che ci consente di andare a letto fiduciosi in un domani migliore.
Dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri, è l’unico modo che abbiamo perché le cose funzionino meglio. Siamo tutti collegati, siamo tutti parte dello stesso universo, siamo tutti fatti della stessa materia. Un sorriso in più, una gentilezza in più, una mano tesa e disponibile non costano nulla e danno una piccola spinta per un mondo migliore, è una delle poche cosa di cui sono certo.
Ascoltiamoci, non temiamo il silenzio dei nostri pensieri, lasciamo che le cose fluiscano dentro di noi. Il mondo continua a funzionare lo stesso anche senza riempirlo di parole, soprattutto quando non sono pensate con la testa ma generate dalla pancia.
Lasciamo che il tempo faccia la sua parte e diamogli modo di modellare i nostri pensieri, riscopriremo così il piacere dell’attesa, della lentezza, della calma. E’ solo con il tempo che il bello ha modo di emergere con tutta la sua incredibile potenza.
Ecco, se riguardo ora l’anno che sta andando a chiudersi è sì composto da tanti piccoli pezzi ma ciascuno di questi è finemente unito a tutti gli altri – ciò che li tiene insieme è la Vita che ha riempito ogni singolo giorno. Eccoli lì tutti i sorrisi, tutti i momenti stupendi, tutta la voglia di scoprire cose nuove, di continuare ad imparare, di affidarmi agli altri e di affidarmi a me stesso, in un continuo scambio di meraviglia e di bellezza.
Non posso che augurarmi e augurarvi di ritrovare tutto questo anche domani, il giorno dopo e tutti i prossimi giorni che comporranno il duemilaventidue.
Vi abbraccio. ![]()
Ecco, come ogni 31 Dicembre mi trovo davanti ad un monitor ed una tastiera.
Ripercorro questo strano anno, fatto di contrasti forti, fatto di speranze e di attese.
Ripenso ai mille piccoli istanti d’incanto, frutto della capacità di essere presenti a noi stessi, con Gabri, con Lisa.
Mi accorgo di quanti piccoli istanti ho invece mancato, perché troppo concentrato su aspetti esogeni che inevitabilmente travolgono e distraggono.
Emergono sentimenti controversi, dicotomici.
Da un lato la serenità portata in dono da una famiglia che vive d’Amore, quello con la A maiuscola; capace di cancellare le sofferenze, capace di trasformare una casa in un porto sicuro – quando fuori tira vento di tempesta. Dall’altro la preoccupazione per un mondo in cui fatico a riconoscermi, per i valori che si disgregano, per un’ignoranza che pare dilagante, per l’incapacità e l’improvvisazione che caratterizza le persone che ci governano, per una cultura messa all’angolo ferita ed ignorata. Per una scuola sbeffeggiata, per una sanità di cui ci si ricorda solo quando le cose sono ormai andate a rotoli.
Ecco, per l’anno che verrà mi piacerebbe che l’educazione, la cultura e l’amore per le cose belle diventassero normalità e venissero coltivate da ogni famiglia. Vorrei che le scienze venissero ricollocate al loro posto, senza tutto questo rumore di fondo.
Mi piacerebbe che l’informazione fatta male, approssimativa e divisiva sparisse dalla faccia della terra. Vorrei che tutti, ma proprio tutti, trovassimo il tempo per metterci in discussione, in modo positivo e propositivo.
Mi piacerebbe che per un solo istante, nei 365 giorni che verranno, ognuno di noi trovasse un modo per ascoltarsi, che le cose più interessanti succedono dentro di noi e non fuori.
Tutte cose semplici e d’immediata raggiungibilità, lo so, ma se si vuole scommettere si deve scommettere forte.
E per finire, nel mio piccolo, un augurio al me stesso del 2021: “cerca ogni giorno di rendere il mondo un posto migliore. Con i mezzi che hai, per le persone che ti circondano”.
In effetti a ben guardare è un buon augurio, quasi quasi lo condivido con tutti voi. Provateci, ne varrà senz’altro la pena.
Buon anno che verrà. ![]()
Trasformazione.
365 giorni fa sceglievo il coraggio come mantra per l’anno che sta volgendo al termine. A conti fatti in questo lungo anno di coraggio ne é servito un po’ a tutti: a chi ha cambiato strada, a chi sulla strada ha scoperto salite inattese, a chi una strada non é servita, a chi una strada se l’è creata.
A chi “Strade? Dove andiamo noi non ci servono … Strade”.
Per quanto mi riguarda il 21 Luglio é nato insieme a Gabriele un papà, che con il suo bagaglio variegato di convinzioni ed insicurezze sta scoprendo giorno dopo giorno il significato più profondo del concetto di trasformazione. Mai come in questi ultimi mesi ho avuto occasione di misurare l’immensa forza di cui la natura é dotata e – soprattutto – di quanto l’essere umano possa entrare in contatto con questa forza per diventare la migliore versione possibile di sé.
É un lavoro lungo e paziente; un lavoro che richiede infinita attenzione, infinito amore, infinito desiderio. É un lavoro che esige ricerca, che obbliga a sperimentare, che con ogni probabilità non vedrà un termine perché – come ben si sà e il 31 dicembre é sempre un buon memento in questo – ogni fine ha un nuovo inizio.
Ecco, per l’anno che verrà mi piacerebbe che ciascuno di noi possa intraprendere la ricerca della trasformazione finalizzata allo star bene, al piacere, alla bellezza. Che di tanto in tanto ognuno di noi possa mettersi in ascolto del proprio sé, che di cose da dire, statene certi, ne ha un sacco. Che noi tutti possiamo essere agenti di contaminazione positiva per gli altri; che tutti noi possiamo nel nostro piccolo migliorare almeno un po’ la vita di chi ci circonda.
É questa la trasformazione che vorrei.
Di
buon #ventiventi a tutti.
Coraggio.
In questa giornata è il primo pensiero che viene a galla dai 365 giorni che stanno andando a completare il meraviglioso mosaico che è stato il 2018. E’ stato un anno rapido, di quelli che a guardarli dalla cima del 31 Dicembre sembrano un lieve soffio di vento; un anno arricchito dai colori del Portogallo, da un sacco di sorrisi, da splendidi concerti e da ottimi album ascoltati, dallo yoga che ha restituito equilibrio nei momenti più complicati, da nuove consapevolezze, nuovi obiettivi e nuove priorità. E’ stato sopratutto un anno ricco di cambiamento, di quello bello, di quello che desideravo al termine dello scorso anno.
E così mi sono ritrovato nuovamente alla mia scrivania a mettere insieme i pezzi, a guardare il quadro completo, a scovare l’augurio per l’anno che verrà.
Non ho dovuto cercare a lungo.
Il duemiladiciannove sarà un anno tosto, in qualche modo lo sappiamo tutti, lo leggiamo, lo sentiamo, lo percepiamo.
Sarà un anno che avrà bisogno di noi, del nostro intento, delle nostre competenze, della nostra voglia di fare, del nostro volerci mettere in prima linea.
Credo fermamente che il mondo che abitiamo avrà bisogno di
*CORAGGIO*
Badate bene, per mondo non intendo un concetto generico o poco tangibile, non intendo un mondo geografico, economico o politico. Intendo il nostro quotidiano, le nostre relazioni, il tessuto delle nostre giornate, perché è dalle piccole cose che nascono grandi differenze, sono le scelte che facciamo che creano spazio e innescano cambiamenti virtuosi, siamo noi a determinare con l’esempio e con l’intento come vorremmo che il nostro mondo funzioni.
Da lì, poi, è solo un propagarsi di onde, un piccolo atto di coraggio comporta sempre grandi conseguenze, è la natura stessa ad insegnarcelo.
Questo è il mio augurio per noi tutti, il coraggio di intraprendere percorsi che ci faranno del bene, che faranno del bene a chi ci sta vicino, che faranno del bene alle nostre comunità.
Non stanchiamoci mai di credere nell’incredibile forza delle relazioni, della capacità delle persone di confrontarsi, di lasciarsi contaminare, di porsi in ascolto attento. Non stanchiamoci mai di stupirci per le piccole e grandi meraviglie che la vita ci dona.
Sorridete ed abbiate coraggio amici miei, sorridete stasera e sorridete per i prossimi 365 giorni che ci attendono.
Saranno sicuramente giorni che in qualche modo, ed in meglio, cambieranno il mondo.
Se si é delicati come un frangipane é impensabile credere di poter essere un punto di riferimento.
Come si può pretendere di essere una guida quando ci si sente spaesati quasi come essere agli antipodi?
In fin dei conti si rimane con un naso ricco di sentori di annientamento e di terra bruciata.
Svuotato, involucro del ricordo di un sogno.
C’è qualcosa di ancestrale, antico, quasi mistico nella capacità delle vibrazioni della musica di propagarsi in vibrazioni sulla pelle, nell’anima.
Che poi alla fine basta guardarsi dentro per trovare la giusta dimensione delle cose. Luce soffusa, Diana Krall che suona dal vivo, tu che sonnecchi al mio fianco, la Domenica che scorre lenta.
Incredibile come poi ogni parola scritta rimanga indelebilmente legata ad un’immagine, un profumo od un ricordo. Pensieri sparsi sul pavimento del soggiorno che uno li guarda e non sa bene che farsene.
Tempo di guardarsi rapidamente alle spalle, giusto un’occhiata veloce per prendere al meglio le misure su ciò che ci aspetta.
La prima sensazione è quella che il duemilasedici sia stato un anno
L U N G H I S S I M O
Vuoi le 24 ore e 1 secondo in più – forse, oppure vuoi piuttosto la moltitudine di istanti da togliere il fiato che lo hanno abitato.
A gennaio promettevo di fare mia la ‘Rivoluzione’ di Max Casacci e a ben guardare si tratta di una promessa mantenuta. E’ stato un anno di opportunità colte, di scommesse piazzate, di porte aperte (compresa quella di casa nostra
Lisa) e di ricerca continua.
Ed è da questa ricerca che viene il dono più bello di quest’anno che va chiudendosi: la consapevolezza dell’inesistenza di un ostacolo troppo grande tale che l’uomo non possa superarlo. Non esiste tragedia, lutto o difficoltà che intento, amore e ingegno possano vincere.
Ho così anche trovato il mio augurio per questo 2017: nessun timore, osiamo sempre, gettiamoci a capofitto nei sentieri della vita.
Le brutture del mondo non l’avranno vinta.
E chissà, magari in tutto questo scoveremo lati di noi che ancora non conoscevamo e guadagneremo un pezzetto di serenità da aggiungere al nostro bagaglio.
Che sia un anno radioso, per noi tutti.
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